Cronache Babilonesi

Cronache Babilonesi
Escursione nella Filosofia - Edward Hopper (1959)

martedì 14 febbraio 2012

Pensieri nani



Alla fine mi sono fatto convincere e ho visto Shame.
E' il classico film preposto a far discutere.
Secondo me, ogni anno, qualcuno, da qualche parte dice: mbeh, mo' è iniziato un altro anno  ... la ggente si annoiano... quale film o libro possiamo dire in giro nei talk show che fa discutere?
E la scelta cade sempre su qualche film che parla di tabù nascosti, tipo la dipendenza da sesso pornografico e prostituitico, ma potrebbe anche essere l'omosessualità o il precariato. Non importa.
Sono tutti tabù, ben inteso di cui non frega niente a nessuno e che in realtà sono già ampiamente accettati dalla società, come deviazioni di costume, un po' drammatiche, forse, ma facili da correggere ... con un po' d'amore.
Nel frattempo, prima che arrivi l'amore, titilliamo le gonadi dei fessi, ci aggiungiamo New York, Bach e Glenn Gould, la vita da impiegato, gli aperitivi, il lunch, lo jogging ...  bisogna che la gente che va al cinema, specie quelli della classe media (ma non era sparita?) possa identificarsi, in modo che la loro vita del cazzo suoni quasi giustificata. Poi la discussione, come al solito, si arena sulle stronzate della Aspesi o del giovin filosofo di turno.
Allora mi viene da pensare: certi film e certi libri, magari non brutti, anzi, magari anche carini, non hanno altra funzione che giustificare a noi stessi la vita da stronzi che facciamo.


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Ho visto La doppia vita di Veronica di Kieslowski.
Era uno dei pochi film dell'autore che mi mancavano.
Nel buio della Cineteca dello Spazio Oberdan, il cuore mi si è allargato e allagato, di commozione.
Il mio pensiero è nano, nel senso che più di tanto non riesce ad elevarsi: ma la mia anima ha volato dai cieli di Cracovia ai cieli di Parigi, si è innamorata del bellissimo volto di Irene Jacob, ha vissuto la doppia vita di questa ragazza giovane, assetata di vita, marionetta come tutti, nelle mani del destino.
Ecco, se il cinema può essere incanto, io sono rimasto incantato. La musica, la regia, la recitazione, tutto conduce alla magia della realtà, che non è la stessa cosa del realismo magico. La magia è quando senti che qualcosa ti è successo dentro, che la visione o la lettura di un'opera hanno cambiato la tua percezione della realtà, in qualche modo. E' anche quando percepisci che dietro l'enigma del mondo c'è qualcosa, non necessariamente Dio, ma qualcosa ...
La lezione di Kieslowski è quella di vivere con cura, perché le nostre azioni, anche minime, hanno sempre ripercussioni imperscrutabili nel mondo. Ma questa, che potrebbe anche essere una riflessione banale, diventa invece la cifra del profondissimo mistero dell'esistenza.
La vita della "prima" Veronica polacca si chiude cantando la prima terzina del Paradiso di Dante. Il cuore le cede su un acuto, su un dolente accordo di settima diminuita. Il cuore fisico, il malanno di cui morirà Kieslowski stesso, non regge la tentazione di vivere la felicità. La "seconda" Veronica, parigina, inizia a nascere da quel momento, trova l'amore e la consapevolezza che, ad ogni passo in avanti che si fa nella vita, un altro "noi", da qualche parte, muore.
Siamo marionette in duplice copia. Se una si rompe l'altra va avanti. E' l'unica forma di immortalità che abbiamo. Imparare dalla morte altrui.

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La maledizione della nostra epoca, è avere troppa roba da mangiare: in tutti i sensi, sia fisico che spirituale.
I grandi creatori del passato ricevevano dall'esterno molti meno stimoli culturali, artistici, o semplicemente sociali, di quelli a disposizione di un qualunque ragazzino delle medie di oggi.
L'arte nasce dal giusto equilibrio di penuria e slancio vitale.
Vale a dire che l'arte, all'epoca di Internet, è quasi impossibile.

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La bellezza non salva il mondo: né l'assolve. Ma, di sicuro, non lo condanna.

20 commenti:

  1. Non ho visto nessuno dei due film, non saprei bene nemmeno il motivo. Però, Massimo, pure a me è venuto spesso di pensare che ci siano cose che ci mettono ad esca apposta... ma proprio apposta! ce la fanno, ad ARTE. e uno ci casca o non ci casca, ormai quella cosa è nell'aria e la respirano tutti. l'unica cosa che si può fare è fare il percorso inverso: smontargli il giocattolo, tornare a bomba, decostruire. non è sempre facile e quasi sempre ci manca il tempo per farlo, che invece chi le combina ste impapocchiate il tempo ce l'ha e se lo fa pagare.
    quando lessi gomorra (in libreria ché non gli do un euro) mi venne subito alla testa che era qualcosa di completamente fuori pista... ma era una sensazione, poi bisogna fare come colle necroscopie. tessuto per tessuto. solo che loro hanno la scienza, e quindi, diciamo, falliscono meglio.

    sul fatto dell'obesità culturale, mi sa che arriva un punto che o sei Borges, oppure ti rendi conto che non si può prendere la droga tutta la vita. e in quelle dosi. tanto sai che penso che un po' di droga (culturale e no) ci voglia, ma poi i grandi motori artistici e mentali vanno anche senza, sanno davvero prima degli altri e senza stare troppo a sfogliare libri e guardare cataloghi di mostre. non è vero che si devono vedere tutti i film del mondo per fare i registi, né altre cose per le altre arti... può bastare anche poco. certo poi i casi sono tanti. e farsi le ossa vuol dire pure crearsi coll'esperienza e quelche buon film, libro e quadri ecc dei punti meno mobili di altri... giusto per non dirottare in continuazione.

    bellissimo post Massimo, e grande scrittura

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  2. @ Dinamo

    Non è un dubbio, è una certezza ... lo fanno apposta per impapocchiare, Gomorra è l'esempio eclatante. Tra l'altro il film, invece, è molto bello ed è (quasi) un capolavoro. Di fatto non c'entra quasi un c***o con il libro e in questo il regista è stato veramente bravo.
    Su La doppia vita ecc, ti consiglio di vederlo, appena puoi. Già solo per il viso della protagonista varrebbe la pena ... ma Kieslowski rende quel bellissimo viso ancora più bello, più universale.
    Se esiste la poesia, beh, deve essere qualcosa del genere.
    A volte penso proprio che devo cominciare a svuotarmi, perché realmente, troppa roba ingerita impedisce a quello che sei tu (qualunque cosa sia) di venire fuori. La vita è breve, ed è un peccato rincorrere sempre qualcosa fuori di noi.

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    1. "A volte penso proprio che devo cominciare a svuotarmi, perché realmente, troppa roba ingerita impedisce a quello che sei tu (qualunque cosa sia) di venire fuori."

      Già, già, lo dico sempre io.
      Mi devo sfrondare. Mi piace l'idea di un ramo troppo carico di frutti e che ad un certo punto deve poterli lasciar andare per tornare a far scorrere nuova linfa.

      E mi piace l'uomo nudo, vulnerabile, esposto. Solo così si capisce chi si è veramente.

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  3. Massimo, l'arte ai tempi di internet è secondo me quella fatta da personalità smoltiplicate. Internet permette la scomparsa graduale dell'autore; e, speriamo, dell'io, sia dell'autore che dello spettatore. Avremo finalmente un'arte fatta da esseri umani poco ingombranti... (come Nietzsche, come Simone Weil, come Wittgenstein ecc) Peggio per lui chi non lo capisce: si riempie di ridicolo.

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    1. A volte penso che siamo solo pixel sullo schermo.
      Un programma, un software. Nulla più.

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  4. Larry, può sparire l'autore, ma qualcosa di vivo deve pure rimanere. D'altra parte, morto l'individuo, cosa resta?

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  5. Massimo, rimangono gli esseri umani, plurale, che si rapportino più al senso della comunità e del sacro che al senso dello Stato. Se vuoi è il Nietzsche dell'uomo in maschera (persona=maschera), maschera sotto la quale c'è un'altra maschera, e sotto la quale un'altra, e così via. L'individuo è un'invenzione della modernità occidentale, che ha portato benefici, senza dubbi, ma le cui magagne sono sempre più evidenti. Sacralizzare l'individuo sta portando sempre più a giustificare la ricchezza in mano di pochi (e a sacralizzare la ricchezza...). Brecht diceva che la più piccola unità sociale è due... Nella cultura islamica, per esempio, l'individuo è ritenuto poco valevole, se non in relazione a Dio; nella vita terrena le istanze comunitarie debbono prevalere sulle istanze individuali (chiaramente ciò provoca storture lo stesso, e infatti il dibattito, almeno negli stati più secolarizzati, è spostato lato diritti del cittadino e dell'individuo). Foucault, dico F, simpatizzava per i rivoluzionari iraniani proprio per questa prevalenza della comunità sull'individuo, nonché per il ritorno del sacro nella sfera politica (e in nome della sacralità nella politica prevedette la rivolta e le rivoluzioni in tutti i paesi islamici); in una delle ultime interviste, del resto, diceva che da ultimo avrebbe voluto essere anonimo, avrebbe voluto che a essere giudicati fossero i suoi scritti, non la sua persona... Vabbè, Massimo, gli è per fa' du' chiacchiere a i' crocicchio, senza fa' polemi'a...

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  6. Larry, la cultura islamica non mi sembra proprio il massimo della vita ... e lo dico con tutta la tolleranza e la benevolenza possibili.
    Poi abbiam ben visto che fine fanno in genere i propositi comunitaristici. Campi di lavoro se va bene. Se va male ...
    Gli è che l'umano è stupido: non può fare a meno di sacralizzare chicche e ssia. Da Hegel in poi è tutto un tirare la giacchetta al povero individuo (cioé agli ometti in carne e ossa che siamo): al servizio dello Stato prima e dei Mercati adesso ... maiuscole d'obbligo.
    In ogni caso non credo che il tipo di società nella quale viviamo sacralizzi l'individuo. Casomai sacralizza, come dici tu, la ricchezza, il profitto. Le conseguenze sono quelle che sono.
    Su Foucault, senza fa' polemi'a ... sull'abbaglio che ha preso riguardo alla rivoluzione khomeinista stenderei un velo pietoso ...
    Non so, ormai tutti c'hanno in bocca sti dispositivi di potere di foucaultiana origine ... bastava chiamarla volontà di potenza e il gioco era fatto ... ah, già, l'aveva già fatto prima l'omino coi baffoni.
    Di F. salvo il concetto di biopolitica. Se poi lo si usa per giustificare teocrazie peggiori di quella cattolica, beh ... se ne poteva pure fare a meno.

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    1. Infatti, in questa società non si sacralizza l'individuo, ma solo il suo essere utile in quanto tale.
      E' una visione utilitaristica dell'individuo, e ancor più degli animali.

      E, mi spiace dirlo, ma il Comunismo storico non considerava la massa come soggetto, bensì solo come fattore della produzione, seppure intendeva ribaltarne le sorti.
      Il Comunismo è una teoria economica, questo non dobbiamo dimenticarlo.

      In Italia c'è stata questa "romanticizzazione" (mi si passi il termine) del Comunismo come dottrina giusta che avrebbe inteso abbattere le differenze di classe ed il potere della classe dominante (quella del Padrone capitalista), in realtà intendeva solo ribaltare questo potere e darlo in mano agli operai, ma sempre di rapporti di forza stiamo parlando.
      E' una visione quindi ancora utilitaristica dell'essere umano, una visione in cui continua a vigere la prevaricazione (seppure a parti invertite).

      Personalmente mi ritengo un'individualista (non in un'accezione egoistica, ovviamente), libera da ogni ideologia.

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  7. Questo è un bellissimo post e mi è piaciuto talmente tanto che mi astengo dal commentare ulteriormente.

    Però ti trascrivo questo monologo da American Beauty e lascio che all'emozione si aggiunga altra emozione ancora:

    "Ho sempre saputo che ti passa davanti agli occhi tutta la vita
    nell’istante prima di morire, prima di tutto,
    quell’istante non è affatto un istante, si allunga, per sempre,
    come un oceano di tempo.
    Per me, fu lo starmene sdraiato al campo dei boy scout a guardare le stelle cadenti, le foglie gialle degli aceri che fiancheggiavano la nostra strada,
    le mani di mia nonna, e come la sua pelle sembrava di carta,
    e la prima volta che da mio cugino Tony vidi la sua nuovissima Firebird,
    e Jane, e Jane… e Carolyn…
    Potrei essere piuttosto incazzato per quello che mi è successo,
    ma è difficile restare arrabbiati quando c’è tanta bellezza nel mondo,
    a volte è come se la vedessi tutta insieme, ed è troppo,
    il cuore mi si riempie come un palloncino che sta per scoppiare…
    e poi mi ricordo di rilassarmi, e smetto di cercare di tenermela stretta,
    e dopo scorre attraverso me come pioggia,
    e io non posso provare altro che gratitudine per ogni singolo momento
    della mia stupida piccola vita…
    non avete la minima idea di cosa sto parlando, ne sono sicuro,
    ma non preoccupatevi, un giorno l’avrete…"

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  8. P.S.:

    Di Kieslowski citerei anche la trilogia a colori (i miei preferiti sono il Rosso e il Blu, peraltro, se non ricordo male, ne il Rosso c'è la stessa attrice de La doppia vita di Veronica), e poi Il Decalogo.
    Mi dicono sia bellissimo anche Destino Cieco, che però devo ancora vedere.

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  9. La società islamica, Massimo, non è tutta da buttare come ti raccontano i giornali. Io l'ho abbastanza studiata, tra l'altro su testi anche occidentali e per niente fanatici come quelli di Bernard Lewis. La parte più discutibile è senz'altro quella dei cosiddetti integralisti, Fratelli Musulmani o che altro, in genere sciita e fanatica. Ma guarda caso è la parte in questo momento più gradita all'Occidente, che ovunque vada a fare danni finisce per favorirne l'ascesa al governo (anche in Libia, e così andrà a finire in Afganistan...). In Irak, per dire, c'era un regime abbastanza secolarizzato, sunnita, schierato per un decennio dall'occidente a guardia dell'espandersi della rivoluzione islamica (ci andrei piano a INFANGARE Foucault, che non era un cretino...); oggi c'è invece un governo sciita, in teoria vicino alle istanza politiche iraniane. Ci capisci qualcosa? In ogni caso, l'Islam secolarizzato non ha nulla da invidiare alle altre società secolarizzate. A meno che non si pensi che l'unica secolarizzazione regolare è quella propagandata dal cinema americano, dove in genere si narrano storie di persone bianche di cultura ebraica... (sarà perché nella nostra società chi occupa gli spazi della produzione di mmaginario fa profitti enormi, sia in termini economici che politici?). D'altra parte, ti assicuro, nella cultura islamica non si sviluppato il concetto di profitto, nemmeno quello di sopraffazione. In ogni caso, dell'individuo settecentesco illuministico e illuminato, inventato a fini di esaltazione della nuova classe di dominatori (la borghesia) rimarrà pochissimo, sempre meno, sempre meno. Perché i dominatori non si possono più permettere, pare, di soddisfare i bisogni basilari dei sopraffatti. Se non lo sai te lo dico io: oggi, nell'occidente culla dell'individuo puoi essere arrestato da polizie sovranazionali e rinchiuso in carceri più o meno segreti, magari ucciso; al massimo, se qualcuno si piglierà la briga di indagare e scoprire che tu non c'entravi una minchia, emetteranno parole di sconforto, ma diranno che sono i dolorosi prezzi da pagare per la libertà e la democrazia (dai un'occhiata al Patrioct Act; del resto, nonostante l'indignazione di Obama durante la sua campagna elettorale, Guantanamo lì sta, così come le prigioni semisegrete in stati amici...) Vabbè, sempre chiacchiere da crocicchio. Fa un freddo...

    Ps: scusa se ti rompo, ma è che c'è poco lavoro, in giro... dopo lo sciopero specialmente, a noi commentatori oclocratici, ci dànno sempre meno commenti da fare...

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  10. Kieslowski va bene tutto. Sa mescolare troppo bene realismo quotidiano e poesia: che è quello che deve fare il grande cinema.

    Grazie per il bellissimo monologo finale di American Beauty. Ho amato molto quel film, ai tempi.

    Il comunismo storico è stata una immensa delusione per l'umanità tutta. In un certo senso, da quella delusione non si è ancora ripreso nessuno. E' per questo, credo, che i meno fortunati ritengono accettabile lasciarsi calpestare ... hanno ritenuto che sia giusto farsi comandare per quattro soldi o niente del tutto ... hanno accettato in pieno il sistema che li priva della dignità. Questo è successo per colpa del fallimento atroce, inescusabile della Grande Promessa.
    Vedremo nel futuro, forse: se non sarà troppo tardi.

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  11. Larry, non considero nulla da buttare in toto.
    E la società islamica ha sicuramente i suoi lati positivi, come la società cattolica, del resto.
    So perfettamente quali sono le mire americane e le sporche manovre fatte in Afghanistan, Irak e adesso in Siria, dove stanno tentando di fare passare il regime di Assad per la feccia del mondo, quando sono sempre le stesse manovre di sempre: assoldi dei banditi, gli fai fare delle stragi e poi dai la colpa al governo che vuoi rovesciare.
    So che l'Iraq di Saddam non era quello che i media embedded ci volevano propinare. Stessa cosa per la Libia di Gheddafi.
    Anche l'Iran di Ahmadinejad è uno stato nel quale il 60% delle donne lavora e ha una vita autonoma senza che nessuno rompa i coglioni. Anche gli ebrei autoctoni, ivi residenti, campano senza rotture di palle.
    Non ho problemi con l'Islam e conosco le menzogne americane ...
    Il fatto è che non sento il bisogno di un'altra teocrazia, illuminata o meno.
    IL fatto che i fottuti yankee siano quello che sono, non mi sposta. NON VOGLIO DOVER SCEGLIERE tra dittatura del mercato e minchiate religiose semi medievali ... sono entrambi porcherie e entrambi ti possono uccidere, in un modo o nell'altro ...
    Il sufismo è affascinante, ma lo lascio volentieri a Battiato.
    Sulla mancanza di senso del profitto e di sopraffazione nell'islamismo, non sarei sicurissimo ... profitto e sopraffazione regnano sovrani ovunque. E non sarà tutta colpa della fottuta civiltà "occidentale" ...
    Il concetto di individuo varia abbastanza nelle epoche.
    Foucault non era certo un cretino, ma sulla rivoluzione khomeinista ha detto stronzate: non è stata un'istanza di liberazione dalle spire della modernità desacralizzante, ma una ricaduta nel fanatismo più assurdo.
    Credo sia caduto in una delle illusioni più comuni degli intellettuali: quella che ci sia un'originaria "purezza" nelle società arcaiche, che la virulenza del mondo illuminista e borghese ha spazzato via. Insomma, per correre dietro a Nietzsche, si è dimenticato di Voltaire. Avrebbe dovuto "assemblare" i due: sarebbe stato interessante. Invece ha rincorso l'illusione. Avrebbe dovuto essere un po' più sgamato.
    Il discorso è complicato: c'è di mezzo la critica alla globalizzazione, l'evoluzione delle religioni, la psicologia politica ... le rivoluzioni acrobatiche del concetto di destra e sinistra che in certi aspetti coincidono ...
    POi c'è l'estetica del guerriero afgano propugnata da Massimo Fini ... uomini duri, temprati, che sanno vivere e sanno morire, comparati ai fiacchi e viziati occidentali ...
    Roba già vista.
    Ma chissà, per come si stanno metendo le cose, forse il futuro sono loro ...

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  12. In sostanza, volevo semplicemente dire che, pur con tutti i lati positivi che può avere l'islam cosiddetto moderato, non me la sento di prenderlo come modello.

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  13. Massimo io sono per tutte le religioni, quindi assolutamente contrario alle teocrazie (compresa quella laica volterian scalfariana...). I Sufi garbano anche a me, credo del resto non siano necessariamente musulmani. Mi interessano tanto anche i dervisci rotanti, da quando vidi il film di Peter Brook incontri con uomini straordinari, dal libro di Gurdjieff. Però ribadisco che Foucault non può essere giudicato in maniera così sommaria. E nemmeno l'Islamismo, compresa la rivoluzione komeinista (mi fece antipatia anche a me Foucault, in quel frangente, ma ero un ragazzino, nemmeno maggiorenne). Ribadisco anche che la libertà individuale, l'esaltazione dell'individuo, senza affermazione del diritto universale e dei diritti collettivi, e senza lotta per affermare questi ultimi, è puro spiritualismo. Riflettici.

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  14. Larry, siamo d'accordo sull'affermazione del diritto universale e dei diritti collettivi che, guarda caso, sono conquiste del fottuto occidente. I motivi per cui sono conquiste parziali e sempre precarie sono troppi per definirli qui.
    Scalfari è un altro di cui non si sentirà la mancanza ...
    L'islam ha il suo fascino e non costituisce problema alcuno, finché non mi obbligano a diventare islamico.
    Io sono stato un praticante buddista (con i suoi pro e contro) e tuttora sono filobuddista ... tutto ciò che implica un dio creatore più meno misericordioso al quale devi sottometterti mi fa venire l'orticaria ...
    Lungi da me giudicare Foucault in maniera sommaria, ma in quel frangente, secondo me, si lasciò prendere da una vertigine rivoluzionaria antioccidentale, senza vedere in che bordello ci cacciavamo tutti.
    Ma la colpa di tutto è degli americani e della loro smania di controllo sulla zona petrolifera.
    Basta vedere come tollerino i sauditi, che sono i peggiori di tutti ...
    Mi piacciono i dervisci rotanti e mi piace Gurdjieff.
    Anche il kebab. Anche la danza del ventre.

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  15. C'è da dire che in quegli anni (1978-79) ben pochi potevano prevedere quello che sarebbe successo nel XXI secolo, anzi, nessuno.
    Allora Foucault era stato colpito dall'unità di intenti espressa dal popolo iraniano, senza sovrastrutture.
    E comunque, la questione islam è abbastanza marginale nella produzione foucoltiana.

    Anch'io ero minorenne all'epoca. Mi sa allora che grosso modo siamo, come si diceva una volta, coscritti ... Tra pochissimo per me scatta il mezzo secolo.

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  16. Però, Larry, mi è venuta voglia di rivedermi Foucault ... che comunque è l'unico dei philosophes che mi piace, in qualche modo.
    Io guardo sempre che predica bene e razzola male.
    La vita di Foucault è stata filosofica e si è conclusa filosoficamente.
    Deleuze (che non mi piace) ha vissuto anche lui, se non la vita, per lo meno la morte, filosoficamente.
    Alla fine, al di là della cul-tura, contano gli uomini, come hanno vissuto e come sono morti.
    In questo sono "seguace" di Montaigne.
    In Foucault c'è una specie di "eroismo" nietsciano che mi attira assai.
    Comunque è una roba generazionale ... già il suicidio del mio coetaneo Foster Wallace mi appare diverso ...
    Ogni generazione ha il suo modo di essere ossessionata dalla morte.
    Ma è complicato. Mi piacerebbe farne un post, ma bisogna pensarlo bene. E' difficile. Il tempo è quello che è.

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  17. La Doppia Vita Di Veronica: Le ragazze vivevano in Cracovia e Clermont Ferrand.

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