tag:blogger.com,1999:blog-2444032571511893390.post8436328783668152430..comments2023-10-07T02:04:33.166+02:00Comments on Cronache babilonesi: Budd(h)ismo o dell’illuminazione illusaMassimo Villivàhttp://www.blogger.com/profile/00640616479304644217noreply@blogger.comBlogger5125tag:blogger.com,1999:blog-2444032571511893390.post-52412629887987624332018-01-25T19:50:41.207+01:002018-01-25T19:50:41.207+01:00......Tutto cambia nel 2016.
Il testo della litur.........Tutto cambia nel 2016. <br />Il testo della liturgia viene modificato. <br />A parer mio c’è uno stravolgimento di un punto fondamentale della pratica.<br />Sento il bisogno di approfondire e confrontarmi sulla cosa con altri compagni di fede. <br />Solo il mio amico Francesco sembra però veramente interessato alla questione. <br />Insieme decidiamo di adoperarci per aprire un tavolo costruttivo. <br />Scriviamo ai vertici dell’organizzazione e dopo un’attesa di alcuni mesi incontriamo il Vicedirettore Generale. <br />A seguito di un confronto vivace e dopo iniziali resistenze siamo invitati ad approfondire la materia in questione per avanzare una proposta che possa apportare un miglioramento.<br />Ci impegniamo in tal senso per sei mesi.<br />Chiediamo un nuovo incontro al Vicedirettore per condividere il risultato delle nostre ricerche e dei nostri approfondimenti.<br />Veniamo ricevuti dopo altri sei mesi e in questa sede ci viene suggerito di chiedere un appuntamento al Direttore Generale.<br />Non verremmo mai ricevuti.<br /><br />La notte scorsa ho sognato che squillava il telefono….<br /><br />-Pronto chi è?<br />-Buongiorno sono Tamotsu Nakajima il Direttore Generale dell'Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai potrei parlare con Domenico Aldorasi? <br />-Buongiorno, te lo passo sono Alma, la moglie. <br />-Ciao Domenico è passato tanto tempo ma volevo scusarmi con te perché il 21 maggio al nostro centro culturale te e Francesco che eravate lì per il vostro turno di attività´ di accoglienza mi avete chiesto un appuntamento anche a lungo termine ma sia io come Direttore Generale sia Anna Conti in qualità di responsabile Nazionale Donne abbiamo risposto di no. <br />-Grazie...<br />-Poi volevo anche scusarmi perché non ho risposto alla raccomandata arrivata il primo giugno con la quale mi chiedevate nuovamente ed in maniera formale un incontro.<br /><br />-Grazie... <br />-Ed infine volevo scusarmi perché, anche se fuoriusciti dalla Soka Gakkai Italiana il 24 giugno scorso, nonostante mi abbiate fatto pervenire la vostra disponibilità ad un incontro per un dialogo costruttivo a tutt'oggi non mi ero fatto ancora sentire.<br /><br />-drin drin drin (una sveglia sta suonando)<br /><br />Ora son sveglio e continuo a chiedermi come oramai da molte sere e da molte mattine<br /><br />"Perché il Direttore Generale non ha voluto ricevere due fedeli che hanno chiesto un incontro, tra l’altro su suggerimento di un suo stretto collaboratore?" <br />“Perché non ha risposto alla raccomandata?” <br />“Perché non ha voluto comunque dialogare visto che il dialogo é alla base di tutta le attività della SGI che così tanto tutti i membri dell’organizzazione si vantano di promuovere, praticare ed apprezzare?”<br /><br />Perché è andata così?Domenico Aldorasihttps://www.blogger.com/profile/17129431627172691255noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2444032571511893390.post-71112510766850482282018-01-25T19:49:41.474+01:002018-01-25T19:49:41.474+01:00SPECIALE "IL NUOVO"
PROSEGUIAMO LA PUBBL...SPECIALE "IL NUOVO"<br />PROSEGUIAMO LA PUBBLICAZIONE DEGLI ARTICOLI PIU' RILEVANTI DELLO SCORSO NUMERO DEL NOSTRO GIORNALE, CON L'INTERVENTO DECISAMENTE INTERESSANTE REALIZZATO DA DOMENICO ALDORASI.<br /><br />VIAGGIO SENZA RISPOSTE NEL MONDO DEL BUDDISMO<br /><br />PERCHÉ?<br />di Domenico Aldorasi<br /><br />Sono Domenico Aldorasi e vivo a Castelnuovo di Porto da quando sono nato, nel 1966.<br />Per vent'anni ho fatto il musicista in un gruppo che si chiama Ladri di Carrozzelle. <br />Nel 1999 inizio una relazione con Alma che nel 2002 si trasferì per amor mio da Bari a Castelnuovo ed in seguito divenne mia moglie nel 2009. <br />Il mio percorso spirituale mi ha portato nel ’94 a diventare membro dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai proprio perché sono da sempre convinto che il dialogo tra persone di differenti culture, differenti religioni, diverse visioni della vita e della società sia un valore fondamentale, una ricchezza irrinunciabile.<br />Fu proprio la meravigliosa filosofia e l’umanità dei fedeli della Soka Gakkai che mi hanno permesso naturalmente di sviluppare un’adesione emotiva ed una costante partecipazione alle sue attività.<br /><br />Con il passare degli anni entravo sempre più nell'ottica buddista attraverso lo studio dei suoi principi, la recitazione del mantra e del Sutra e la partecipazione alle attività (che consistono principalmente nell’incontro tra i fedeli). Insomma il buddismo mi calzava come un guanto fatto su misura e così sentivo un senso di libertà mai sperimentato prima. <br />Anche Alma nel 2010 decise di diventare fedele della Gakkai.<br />In questi 23 anni infinite volte ho aperto la mia casa per accogliere persone buddiste o intenzionate a conoscere il buddismo e lo ho fatto sempre con grande gioia.<br />Insomma si è capito che c'ero dentro con tutte le ruote? segue------Domenico Aldorasihttps://www.blogger.com/profile/17129431627172691255noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2444032571511893390.post-14402789995693282192017-02-16T19:11:28.669+01:002017-02-16T19:11:28.669+01:00Magari un giorno arriverò a credere che realmente ...Magari un giorno arriverò a credere che realmente questo mantra è più potente degli altri, o magari no. Ma in tutti i casi non cercherò mai di invadere lo spazio altrui o di convincere persone che hanno trovato la felicità in altro modo (da atei o tramite altri percorsi religiosi). La verità è che mi sono sempre considerata agnostica ed è la prima volta che una pratica religiosa mi coinvolge emotivamente. Anche io, come è successo a te in passato, sento il bisogno di trovare una mia spiritualità (i miei genitori sono entrambi atei ed è la prima volta che mi lancio nella ricerca di un percorso religioso). <br />Mi sto convincendo che l’importante è fare le cose con consapevolezza. Per esempio io sono consapevole del fatto che in questo momento della mia vita, un momento di incertezze e in cui mi sento fragile, il bisogno di sentirmi parte di un gruppo è forte. Questo è sicuramente uno dei motivi che mi porta ad avvicinarmi ad un gruppo religioso così ben organizzato (con tutti i pregi e i difetti, i pro e i contro che ogni organizzazione poi inevitabilmente comporta). Ne prendo consapevolezza. Ho fatto un passo in avanti. Magari un giorno non ne avrò più bisogno, o magari sì. Magari la mia fede sarà incrollabile, oppure no. Ma in fondo quale è il nostro scopo in questa vita attuale, breve e imprevedibile? Essere felici. Dunque non rimpiangere il passato. In passato e per tanti anni far parte di una organizzazione religiosa come la Soka Gakkai ti ha reso felice, dunque è stato bene così. Ti è servito a qualcosa, hai fatto un tuo percorso, hai capito meglio te stesso mentre eri dentro e quando poi ne sei uscito. Adesso non sei più buddista e magari stai trovando la felicità altrove. Bene così. L’importante è trovare il modo per essere felici e, quando si sceglie una strada, percorrerla con consapevolezza. Il mio consiglio è di non provare rancore (se per caso lo provi) ripensando al tuo passato, ai tuoi compagni di fede e a quello che hai fatto. In quel momento ne avevi bisogno. In fondo tutte le organizzazioni hanno i loro pro e contro (è questa la verità, l’illusione sta nel credere che esista una organizzazione perfetta). Tu che hai avuto modo di ricoprire dei ruoli di responsabilità all’interno della Soka Gakkai, hai potuto vivere in prima persona quelle contraddizioni che si ritrovato in tutte le organizzazioni. Inoltre hai vissuto in pieno gli anni di crisi dell’organizzazione (che per fortuna poi sono stati superati). In fondo tu in quegli anni sei stato coraggioso, ti sei esposto, hai provato a prenderti delle responsabilità e semplicemente adesso hai capito che quella organizzazione non fa per te. Questo non vuol dire che hai perso tempo. Inoltre non tutti i buddisti sono chiusi e ‘settari’ come pensi. Ci sono tante persone che si sono avvicinate alla pratica e la pensano come me. Per esempio a me non verrebbe mai in mente di pensare che se hai lasciato la pratica potresti avere delle ripercussioni negative. Una mia cara amica è stata membro per tanti anni, mi fece shakubuku in passato, ma io non ero molto interessata. Ora che io sto partecipando agli zadankai lei non si considera più buddista, ha abbandonato la pratica ed è una persona serena e felice. Vuol dire che ha trovato un’altra strada. Dunque auguro anche a te tanta serenità e non rimpiangere mai qualcosa che comunque in passato ti ha aiutato. Lo stesso vale per l’amore. Ci possiamo innamorare di persone che poi ci deludono e che decidiamo di lasciare, ma perché provare rancore se ci hanno comunque regalato felicità? Andavano bene allora, non vanno più bene oggi. La vita cambia e noi cambiamo con lei. La vita è troppo breve per il rancore ;) Grazie<br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2444032571511893390.post-75796258127119969762017-02-16T19:10:39.510+01:002017-02-16T19:10:39.510+01:00Il mio commento è diviso in due parti perché ho su...Il mio commento è diviso in due parti perché ho superato i 4.000 caratteri<br /><br />Ciao, sono una giovane donna di 29 anni, sono molto incuriosita dalla pratica buddista della Soka Gakkai. Da diversi mesi partecipo agli zadankai e sto pensando di ricevere il Gohonzon. Il tuo articolo è toccante ed è scritto molto bene. Mi sono avvicinata al buddismo con spirito critico e con spirito di ricerca. Mi sto informando, sto cercando di prendere consapevolezza di tutti gli aspetti dell’organizzazione che mi piacciono e di quelli che al contrario non condivido. Sto leggendo qualche saggio scritto da sociologi, antropologi e studiosi di storia delle religioni sulla diffusione dei nuovi movimenti religiosi e in particolare sulla Soka Gakkai. Avendo studiato antropologia culturale, mi sono avvicinata alla Soka Gakkai anche con spirito di ricerca. Le prime volte che sono andata agli zadakai continuavo a ripetermi che in fondo era antropologicamente interessante, ho persino scritto qualche progetto di ricerca antropologica, ma la verità è che allo stesso tempo ero alla ricerca della mia spiritualità. Non riuscivo ad ammetterlo a me stessa, ma per la prima volta nella mia vita mi stavo realmente avvicinando ad una pratica religiosa e per la prima volta provavo un coinvolgimento emotivo forte. Ho cominciato a pensare che una volta completato questo percorso di approfondimento e studio (dove studiare non vuol dire solo leggere testi pubblicati dalla Soka Gakkai) avrei potuto decidere se abbracciare totalmente la pratica e prendere il Gohonzon oppure no. Nel corso degli ultimi mesi ho cambiato spesso idea a riguardo, ma proprio in questo periodo mi sto sentendo più vicina alla pratica. Mi chiedo: “se a distanza di mesi qualcosa mi spinge sempre a frequentare il gruppo e a praticare, tanto vale provare ad ‘abbandonarsi’ del tutto.” La fede è un abbandono. Posso dire di ‘credere’ nel vero senso della parola, di provare quella tanto ricercata fede? In realtà no. La verità è che secondo me ognuno deve trovare il suo percorso per essere felice, ma bisogna farlo con consapevolezza. Se deciderò di prendere il Gohonzon non sarà di certo per fare di un ‘maestro’ giapponese che non conosco il mio idolo indiscusso (i miei veri maestri sono le persone che stimo, che mi stanno vicine e che in questo momento percepisco come punti di riferimento); non sarà di certo per illudermi di poter risolvere tutti i problemi della mia vita con una bacchetta magica. I praticanti che ho conosciuto affrontano problemi come tutti gli altri e come tutti gli altri li risolvono. Però lo fanno con spirito positivo, con quella fiducia in se stessi e nella loro potenzialità interiore, accompagnati da quella vocina che gli ricorda che possono essere felici qualunque cosa accada (in fondo il Gohonzon è simbolicamente lo specchio di noi stessi, non è un oggetto da venerare). Dunque nel loro caso la pratica buddista funziona davvero (e questo non vuol dire che debba essere la strada adatta a tutti). <br />Io non credo che la felicità possa essere trovata solo ed esclusivamente tramite questa pratica buddista e ho conosciuto anche diversi praticanti che la pensano come me. Ognuno deve trovare la propria strada, il proprio metodo. In fondo è anche questione di metodo. È facile dire che basta essere ottimisti nella vita per essere felici, ma nel momento in cui io recito Nam Myoho Renge Kyo o faccio qualche altra cosa che mi ricorda quotidianamente, con regolarità, che sono indistruttibile, un effetto positivo nella mia vita lo riscontro.<br /><br />Anonymousnoreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2444032571511893390.post-65636661361073819092013-01-04T01:48:30.337+01:002013-01-04T01:48:30.337+01:00mi è molto piaciuta questa esperienza di vita e co...mi è molto piaciuta questa esperienza di vita e come è stata descritta dall'autore. Anch'io mi sono avvicinata tramite amici a questo buddismo giapponese, anche se da subito ho capito che non mi corrispondeva perché gli obbiettivi che si proponevano e per i quali si doveva recitare il mantra, erano fondamentalmente egoisti. Inoltre non si toccavano temi come ad esempio il dover essere vegetariani ponendosi quindi il problema del rispetto per tutte le forme di vita. Un altro punto dolente che ho potuto constatare anch'io come Massimo, è il culto della personalità del maestro. Credo che il detto buddista che consiglia di uccidere il budda qualora lo si incontri, si riferisca proprio a questa propensione malsana della psiche umana, causa di tanta sofferenza che proprio il buddismo si propone di superare.Anonymousnoreply@blogger.com